Lavorando nel campo delle immagini, ovviamente ci troviamo quotidianamente ad avere a che fare con il sorriso. Per noi contemporanei, il sorriso spesso è la “killer application” di un visual: la sua luminosità, positività, ironia, innocenza, violenza, a seconda delle pose, è in grado di essere un messaggio in sé.
è stato per noi interessante scoprire che il sorriso è un’invenzione moderna. se volete saperne di più, vi consigliamo un articolo del nostro Pier Pierucci: link: http://www.segnalideboli.it/?p=821
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Strappare lungo i bordi: dal fumetto al film
Strappare lungo i bordi è una serie di animazione originale italiana scritta e diretta dal fumettista Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech), per la piattaforma streaming Netflix, in onda dal 17 novembre 2021.
La serie ruota intorno ad un viaggio in treno che il protagonista, Zero, compie con i suoi amici di sempre: Sarah e Secco. Ad accompagnare il personaggio principale è la coscienza dello stesso che assume le vesti di un armadillo antropomorfo che li fa visita all’interno dei vari episodi per ricordargli il motivo del viaggio che sta compiendo, dal quale però lui cerca di scappare e non affrontare. Si susseguono, nel corso della storia, racconti e flashback della vita di Zero che vanno dai ricordi legati alla scuola elementare, al liceo fino al tempo presente. Il tono di fondo è sarcastico e ironico, ma cela in controluce una vena più profonda e seria con una morale di fondo. Esilarante e commovente: proprio per questo motivo la serie si colloca all’interno della tabella dei generi nella posizione ibrida di commedia drammatica.
Per realizzare Strappare lungo i bordi Zerocalcare ha dovuto rivoluzionare gli approcci e le metodologie utilizzate nel suo ordinario lavoro da fumettista: passare, dunque, da una scrittura in solitaria, quella dei suoi fumetti, a una produzione collettiva, con più di 200 persone al lavoro con e per lui. Il disegnatore aveva da sempre espresso il desiderio di raccontare una storia non a fumetti ma a cartoni perché essi permettevano l’utilizzo di un linguaggio più diretto e accessibile; sentiva inoltre l’esigenza di avere accesso a una colonna sonora che accompagnasse gli episodi per poter essere in grado di controllare l’esperienza dello spettatore dal punto di vista sensoriale. Il suo sogno, quindi ha preso forma e si è realizzato proprio con questa serie televisiva animata.
Michele Rech: “Si è deciso di utilizzare lo stesso meccanismo del libro La profezia dell’armadillo”. Funzionale si è rivelata, dunque, la scelta di seguire questo modello, riprendendone i personaggi e una flebile trama orizzontale per condirla, poi, di episodi di vita vissuta, gag e scenette comiche che non per forza si raccordano con la trama principale. “Per il resto ho scritto ogni singolo episodio come scrivo i fumetti, abbastanza di getto. E una volta che si esauriscono, ci metto un punto“.
La collaborazione con Movimenti Production (casa di produzione) ha seguito un flusso creativo e produttivo simile a una partita di ping pong. Una volta scritto l’episodio, Zerocalcare registrava la sua voce e quella di tutti i personaggi su una traccia audio salvata sul suo cellulare, dando così il ritmo che desiderava al racconto. Abbinava la traccia a una forma molto grezza di storyboard cioè la sequenza disegnata della successione in ordine cronologico delle scene.
Successivamente venivano studiate soluzioni capaci di adattare l’idea di Zerocalcare alle diverse possibilità del linguaggio audiovisivo e dopo un confronto e l’approvazione di Zerocalcare, apportate le eventuali modifiche, la fase successiva prevedeva la registrazione dei dialoghi. Una volta animati i personaggi, che erano stati ricostruiti dai vari reparti dello studio di produzione, nei casi in cui era necessario, Zerocalcare è intervenuto per modificare espressioni e gesti, al fine di rendere i movimenti più credibili. L’idea di fondo era che, nonostante le differenti modalità di racconto tra un fumetto e una serie, si mantenesse un legame fra i due: il linguaggio del fumetto, dunque, doveva trovarsi sia nelle inquadrature sia nel design delle serie, mantenendo tuttavia invariate le regole del linguaggio del cinema.
Se Zerocalcare per esempio disegna i suoi personaggi come mezzi busti frontali, la regia tecnica può decidere di allontanare la camera dal personaggio, di inquadrarlo da diverse angolazioni, di esplorare l’ambiente circostante o di conferire un taglio drammatico alla scena, magari con la camera inclinata.
Zerocalcare non ha voluto che lo spettatore si ritrovasse come “davanti a un film”, preferendo “ricreare la situazione in cui uno si siede di fronte a un altro e gli racconta una storia: se ci sono altri personaggi non chiami un attore, imiti la voce dell’altra persona in maniera rozza“.(Giorgio Scorza responsabile della regia tecnica e produttore).
La produzione di Zerocalcare decide di riprendere il linguaggio dei suoi fumetti, differenziandosi dai registri utilizzati dai tradizionali cartoni animati. Mentre questi ultimi utilizzano codici linguistici sterili e monocorde, Strappare lungo i bordi decide di fondere insieme due registri differenti. Alternare, dunque, un linguaggio spesso e volentieri aulico al dialetto romano. Questo utilizzo di due estremi linguistici risulta funzionale al raccontare i contrasti e a dividere un piano astratto nel quale è possibile fare discorsi ampi e generali, da un piano più intimo della vita di tutti noi in cui è necessario un linguaggio diretto e colloquiale.
Zerocalcare, come già accennato, presta infatti la voce a tutti i personaggi cercando di riprodurne le fattezze, ad accezione dell’armadillo; solo nelle ultime scene decisive i personaggi acquistano una voce diversa e autonoma.
L’elemento che maggiormente differenzia i fumetti da una serie tv è il comparto sonoro. E’ stato lo stesso Michele, in un post su Instagram dedicato al lancio di Strappare lungo i bordi, a soffermarsi sull’importanza che la colonna sonora ha avuto all’interno della serie; aveva da sempre desiderato, infatti, che alcune scene arrivassero al lettore insieme a un determinato accompagnamento sonoro. Proprio per questo motivo ha deciso di inserire una vastissimo e variegatissimo numero di canzoni che accompagnano in maniera calzante gli argomenti e le vicende rappresentate. La funzionalità, l’aderenza e la pregnanza del comparto sonoro della serie è riconoscibile nell’immediato dal fatto che la maggior parte delle canzoni vengono associate in maniera diretta alle immagini che contornano e una volta che le ascoltiamo, senza avere sotto mano i fumetti animati dell’autore, ci sembra di essere davanti alla scena che abbiamo guardato e di risentire le sensazioni che ci ha suscitato;l e musiche risultano perciò in grado di ricreare quell’universo narrativo e sentimentale che Strappare lungo i bordi è in grado di accendere, facendoci evadere per qualche secondo dalla realtà immergendoci, nelle paure, ei ragionamenti e nelle prese di coscienze del protagonista.
Carolina Angelini
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Cosa sono gli NFT?
Sicuramente ne saprete più di noi… Ma se vi siete distratti, andate subito a capire cosa sono gli NFT.
Si tratta di oggetti virtuali che possiedono una precisa identità, autenticità e tracciabilità. Sono inviolabili e archiviabili attraverso la tecnologia blockchain.
Sono unici, verificabili e, come le criptovalute, negoziabili.
Inoltre, cosa non da poco, sono rari.
Chi beneficerà degli NFT? Soprattutto l’arte… e sta già succedendo.
Poi sicuramente sarà la volta della musica, del gaming…
Vi abbiamo incuriosito? Se come noi siete affascinati dal mondo del visual, vi consigliamo di fare una bella ricerca in rete e documentarvi: non ve ne pentirete.
Noi per iniziare vi consigliamo questo articolo del ilPost: link: https://www.ilpost.it/2021/03/19/nft-non-fungible-token/Post Views: 61 -
Un’altra Rivoluzione dell’arte
Il Covid-19 ha apportato tante e intense modifiche al mondo contemporaneo e di conseguenze alle vite di ogni singolo individuo. La pandemia ha segnato una cesura palpabile e sensibile agli occhi di tutti e per questo è possibile, a posteriori, differenziare due tipi di realtà: quella pre-covid e quella post covid.
Il passaggio intermedio è quello che tutti noi abbiamo esperito sulla nostra pelle, quando un virus sconosciuto si è insidiato veloce e silenzioso, di paese in paese portandoci a nuove consapevolezze, stili di vita e regole.
A cambiare è stato principalmente il nostro approccio verso il mondo esterno, quel mondo che per mesi e mesi ci è stato privato e sottratto e che abbiamo imparato a portare all’interno delle nostre abitazioni per non lasciarlo scivolare via.
Il mondo del lavoro, in primis, ha dovuto reinventarsi per non collassare, sperimentando nuove modalità di approccio alle varie mansioni, approdando sul digitale e permettendo, dunque, a ognuno di svolgere la propria attività da casa attraverso la nuova pratica dello smart working.
Tale passaggio obbligato ha interessato anche il mondo dell’arte, un universo fatto di mostre, eventi, fiere che ha dovuto rivoluzionarsi e digitalizzarsi per sopravvivere alla nuove routine. Due scie di pensiero diverse sono state intraprese: da una parte alcuni galleristi tra cui Romain Hourg di Parigi e Rüdiger Voss di Düsseldorf, hanno subìto negativamente questi cambiamenti radicali, decidendo, dunque, di sospendere o rimandare le varie mostre; la motivazione principale rimandava all’incapacità di percepire la ricercatezza e i dettagli delle varie opere tramite lo schermo di un computer o di un telefono. Dall’altra, al contrario, un gran numero di artisti che hanno deciso di sfidare la sorte e intraprendere strade alternative.
Nessuna esposizione in carne ed ossa, nessun collezionista in giro fra gli stand, ma al contrario un’inedita possibilità di apprezzare un murales nato a Palermo o un dipinto esposto a Londra standosene comodamente nel proprio salotto di casa.
La prima fiera dell’arte che si è affacciata all’online è stata “Frieze”, che ha preso luogo a New York nel maggio 2020. La risonanza dell’evento è stata a livello mondiale, in quanto il pubblico ha raggiunto cifre mai viste prime. “Spostati per cause di forza maggiore interamente sul digitale abbiamo rivoluzionato tutta l’organizzazione e siamo rimasti sorpresi dal successo della fiera di maggio” conferma all’ANSA, Nathan Clements Gillespie, artist director di Frieze Masters. “Abbiamo avuto un boom di log-in, è andata abbondantemente sold out tanto che siamo stati costretti a contingentare le iscrizioni. Il successo è stato di gran lunga superiore a quanto non succedesse nelle fiere dal vivo.[..] Il Covid è stato un fenomeno tragico ma ci ha indotti a trovare nuove soluzioni che continueremo a percorrere, con nuove forme ibride di fiere ed eventi, realizzati contemporaneamente online e dal vivo“.
Clements ha inoltre constatato come questa nuova pratica abbia favorito la diffusione di una nuova generazione di acquirenti che si sono appassionati sempre di più al mondo dell’arte; giovani collezionisti, abituati già a navigare e ad acquistare online e per questo più inclini, rispetto alle generazioni precedenti, ad affacciarsi al mondo del web e ad apprezzare questa nuova modalità di fruizione.
Le piattaforme digitali, dunque, hanno dimostrato la capacità di estendere e democratizzare l’arte che si apre ad un pubblico ancora più vasto inglobando anche chi si limita ad ammirare le opere, a studiare l’arte o è spinto dalla semplice curiosità.
Il giornalista Von Vacano afferma: “Grazie al digitale gli artisti comunicano direttamente con i loro collezionisti, che aumentano di giorno in giorno attraverso i social. Il valore di un artista passa adesso anche attraverso i suoi followers su instagram e i suoi video su tiktok. La comunicazione è diretta, allargata in modo esponenziale per tutto il globo perché gli autori lanciano le loro ‘limited editions’ direttamente sui social, senza avere bisogno di intermediari. Le opere vanno a ruba in pochi istanti. Nel frattempo i collezionisti, grazie al digitale, sembrano più rilassati, spendono più tempo a godere e scegliere le opere e in questa modalità spendono di più. Gallerie, fiere ed operatori che si adeguano ne escono vincenti. Il digitale ha fatto esplodere il business nel mondo trasformandolo profondamente“.
Interessante è stata inoltre l’iniziativa portata avanti dall’ente Rai Cultura che ha deciso di dedicare un’intera sezione web alla tematica relativa all’Arte al tempo del Covid-19 (vedi link). Tale rubrica, prevede testimonianze dirette di una moltitudine di artisti contemporanei che raccontano, tramite le loro opere e le loro parole, come hanno vissuto questo capitolo drammatico.
Ancora una volta, dunque,la rete diventa lo strumento prescelto e il più idoneo, per raggiungere in tempi brevissimi i luoghi di lavoro e le menti di maestri provenienti da tutto il mondo, da Oriente ad Occidente.
Il Covid-19 ha quindi significato una grande opportunità che ha permesso una risemantizzazione dell’arte e più in generale della cultura, percorrendo, inizialmente forzatamente, nuove strade, rivelatesi funzionali, pratiche e decisamente geniali.
Carolina Angelini
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